All’inizio degli anni novanta la parola “virtuale” aveva ancora quel “non so che” di fantascienza, capace di scatenare la fantasia (non solo dei videogiocatori).
Si pensi allora allo scalpore degli appassionati quando Sega, proprio in quel periodo, annunciò di essere al lavoro su un titolo che avrebbe rivoluzionato per sempre il mondo dei picchiaduro, un gioco il cui nome iniziava col termine “Virtua.”
Virtua Fighter fece il suo esordio in sala giochi nel Novembre del 1993, portando definitivamente il mondo dei picchiaduro nella terza dimensione. Prima di questo videogioco, sviluppato dal team AM2, ci furono altri esperimenti, alcuni non troppo riusciti e caduti subito nel dimenticatoio.
Virtua Fighter era invece una perfetta sintesi di immediatezza e velocità nel gameplay. La grafica metteva in bella mostra i poligoni, caratteristica esteticamente insolita ma affascinante, e i lottatori, nonostante fossero piuttosto spigolosi, godevano di animazioni veramente eccezionali, mai viste fino a quel momento.
L’introduzione, che metteva in bella mostra i combattimenti con tanto di veloci cambi di prospettiva, era un’autentica calamita per i videogiocatori, all’epoca abituati ai titoli in 2D.
La telecamera svolgeva bene il suo lavoro anche una volta impugnato il joystick, in particolare durante i replay (altra caratteristica divenuta obbligatoria dopo Virtua Fighter).
La terza dimensione non fu però l’unica attrattiva di Virtua Fighter: come già detto, il gameplay era abbastanza immediato, complice la sola presenza di tre tasti (pugno, calcio e parata); ma sebbene fosse semplice, anche per i meno esperti, eseguire alcune piccole combo, in realtà Virtua Fighter riuscì ad accontentare i giocatori più esigenti grazie alle meccaniche profonde, che richiedevano studio, tempismo e precisione.
Per questo motivo il titolo Sega venne da molti considerato come un gioco di eccellente qualità ma non adatto a tutti, una sorta di simulatore di arti marziali che permetteva di scegliere tra otto lottatori, ciascuno con un preciso stile di combattimento:
Akira Yuki - stile Bajìquàn
Pai Chan - stile Mizongyi
Lau Chan - stile Koen-Ken
Wolf Hawkfield - usa tecniche di Wrestling
Jeffry McWild - combatte con lo stile Pancrazio, lotta greca
Kagemaru - ninja giapponese che usa tecniche Jujutsu
Sarah Bryant - stile Jeet Kune Do
Jacky Bryant - stile Jeet Kune Do
TRASPOSIZIONI
Sega fece adattare Virtua Fighter dapprima alle potenzialità del Saturn e successivamente a quelle del 32X. Entrambe le conversioni sfruttavano egregiamente le capacità dell’hardware, senza però raggiungere la qualità dell’originale.
Unica alternativa, fedele alla controparte coin-op, fu la versione PC, anche se all’epoca, per procurarsi un computer in grado di soddisfare tutti i requisiti tecnici, occorreva sborsare una cifra abbastanza considerevole.
Virtua Fighter è uno di quei videogame che, al di là dei gusti personali, è certamente da ricordare per aver rivoluzionato un genere, spingendo i picchiaduro (e non solo) in una nuova dimensione.
di Emanuele Cabrini